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CONTENERE E PROTEGGERE-Gigi Avanti, 19 gennaio 2008

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Messaggio  antonella Mer Apr 16, 2008 3:02 pm

CONTENERE E PROTEGGERE
Gigi Avanti, 19 gennaio 2008

Mi ha consolato sentire che la maggior parte delle dinamiche suggerite da Gigi Avanti fa già parte del mio bagaglio di genitore; è una conferma di una cosa che già sapevo, ma è ugualmente consolante, vista la situazione a casa. È possibile non commettere nessun errore e perdere lo stesso, figuriamoci quando se ne fa comunque qualcuno. Purtroppo mai mi abituerò al fatto che le ragazze madri vengono considerate madri di serie B, un po’ scervellate, un po’ incapaci, loro stesse bisognose di accudimento; in fondo in fondo, anche nell’inconscio cattolico, la ragazza che abortisce è quella equilibrata, perché non devia dalla strada comune, porta avanti la sua vita senza “intoppi”, non precipita in una situazione difficilmente gestibile, fa le cose nel momento in cui devono essere fatte (cioè farà i figli al momento “giusto”). Le ragazze madri invece, avendo un figlio al di fuori di qualsiasi programmazione, sono sempre delle poverette inseguite dagli eventi, che agiscono sull’onda dell’emergenza, impreparate, sole e quindi inette (già inette a monte per essere rimaste incinta). Probabilmente anch’io, se non fossi una ragazza madre, se non avessi sperimentato come stanno le cose, sarei portata “naturalmente” ad avere questa visione. Quindi capisco che chi non ha fatto una esperienza diretta o indiretta della vita quotidiana di una ragazza madre, non può che rifarsi ai criteri che la cultura gli mette a disposizione: la linea diritta e la linea storta. Per fortuna lo Spirito scrive diritto anche sulle linee storte! In realtà, come ci sono madri responsabili e madri irresponsabili, affezionate o disinteressate, altruiste o egoiste, tra le donne sposate, così ce ne sono tra quelle nubili. Pensavo di essere onnipotente, invece sono un tassello; pensavo di “creare e modellare” la vita dei miei figli (nella felicità s’intende), invece non ho questo potere. Non gioco da sola in questo gioco di ruolo che è la famiglia: ognuno ha, appunto, il suo ruolo, e ognuno costruisce un pezzetto della storia, e ognuno deve tenere conto di tutti gli altri pezzetti costruiti dagli altri giocatori, pezzetti che magari considera sbagliati, dannosi, ma oramai fanno parte del gioco. Non che sia pienamente cosciente di questa realtà che troppe volte mi sfugge: però abbastanza cosciente da non distruggermi nei sensi di colpa. L’ha detto il relatore: le madri tendono ad annegare nei sensi di colpa, e non c’è niente di più deleterio. Ho fatto un intervento sabato, citando la richiesta di Giacomo di seguire io pure una terapia. Ho detto che nella vita, quando si raggiunge un equilibrio, si ha la tendenza a pensare che resterà stabile per sempre; invece passano gli anni, magari dieci, uno cambia, il coniuge cambia, i figli cambiano, i genitori cambiano, e a un certo punto ti rendi conto che quell’equilibrio non c’è più, o meglio è inadeguato, non è più valido. Allora bisogna costruirsene un altro.
Ho sentito una definizione della rabbia che mi ha molto colpito, di Gandhi: “Ho imparato mediante amare esperienze una lezione suprema: a preservare la mia rabbia; e come il calore che non si disperde si converte in energia, così la nostra rabbia dominata può trasformarsi in una forza capace di muovere il mondo”. Quando si parla di rapporto madre-figlio, non si deve mai dimenticare che quel rapporto “include” anche tutte le altre persone presenti nella vita del bambino. Gigi Avanti ha paragonato l’adolescenza a una gestazione: il corpo cambia, il soggetto da una parte si sente onnipotente, portatore di una nuova vita (la propria), dall’altra ha paura di questi cambiamenti che potrebbero sfuggirgli di mano. E un’altra caratteristica della gestazione sono i sogni: quante cose si sognano ad occhi aperti! L’adolescente si rende conto che, potendo immaginare un futuro, lo può anche costruire: la meta da raggiungere è visibile, seppur fumosamente, laddove il bambino vede solo il proprio presente. Quindi è proprio questo che determina l’identità psichica. In tutto questo il genitore deve assistere senza intervenire, ma disponibile; questo già lo sapevo, naturalmente non è affatto una cosa facile. Ma la gestazione non finisce in maniera indolore; prima di spiccare il volo, come adulti, i ragazzi devono partorire se stessi, con l’assistenza dei genitori. Abbiamo anche parlato dei quattro sentimenti fondamentali che albergano nel “cuore”: gioia, paura, rabbia, tristezza. Chi esprime questi quattro sentimenti, sta esprimendo un bisogno sotteso, nascosto nel proprio cuore, che si rivolge agli altri: in ordine, il bisogno di condivisione, di protezione, di pace, di consolazione (ma tutti, mi sembra, confluiscono nell'unico grande bisogno di amore). Penso che tutto ciò sia valido anche per l’età adulta. C’è chi ha il dono dell’intuito e chi non ce l’ha: quindi credo che sia utile “sapere già” che chi sta esprimendo gioia ecc., sta in realtà esprimendo il bisogno di condividere ecc. Anche questo penso che faccia parte della sapienza del cuore, considerando che ognuno di noi dovrebbe soddisfare i bisogni del prossimo vedendo Cristo in ognuno (Mt 25,31-46), quindi per soddisfarli deve individuarli.

Antonella

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